lunedì 6 aprile 2020

STEP#07: L'azione nei versi poetici


Poesia "Telefono", tratta dalla raccolta "Alle sorgenti" (pubblicata nel 1906) di G. Bertacchi
(https://archive.org/stream/allesorgenti00bert/allesorgenti00bert_djvu.txt)


Dopo esserci immersi nella narrativa con lo STEP#06 nella pubblicazione odierna l'obiettivo è d'indagare la presenza del verbo telecomunicativo all'interno di un'opera in versi, quindi di un testo poetico.
La scelta è ricaduta su un componimento della raccolta di liriche "Alle sorgenti" del poeta italiano Giovanni Bertacchi, conoscitore di Pascoli e critico letterario tra gli altri di Dante, Leopardi e Manzoni. La poesia che proponiamo è intitolata "Telefono" e nei suoi versi troviamo frasi e immagini (la poesia in generale è ricca di immagini e simboli) che sono particolarmente espressive del concetto rappresentato dal nostro verbo.

Nella prima quartina l'io lirico dice di non vedere la persona che sta rispondendo al telefono all'uomo che si trova con lui, né di sentirla ("parla con Uno che per me tace").
Nella strofa successiva viene usata l'immagine di un tenue filo, che è sufficiente a chi resta immobile per superare una grande distanza e comunicare con un altro soggetto. Potremmo quasi dire che nei versi 5-6 è presente la definizione del nostro telecomunicare!

Infine nei versi finali l'io poetico chiede che gli sia dato questo filo, "il tenue tramite che giunga al lontano", ovvero il collegamento (rappresentato dal telefono) che consenta anche ad egli di svolgere l'azione esaminata.
Il poeta è molto abile a giocare con le parole: "lontano" nel verso conclusivo diventa un'entità personificata ed è scritto con l'iniziale maiuscola per questo motivo; e ciò mette ulteriormente in evidenza il concetto di lontananza e distanza ("tele") tra i due soggetti che stanno comunicando.

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